16.2.21

La misteriosa fiamma di Tex Willer

Con Tex Willer. L’Immaginario di un eroe popolare Adolfo Fattori ricostruisce la storia culturale degli ultimi settant'anni ed esplora la centralità del fumetto come veicolo per le mutazioni del mito.

I libri più belli sono quelli capaci di portarci in un altro luogo, un luogo dove non eravamo stati, o di restituirci con abiti rinnovati nei luoghi che già conosciamo. 

Con Tex Willer. L'Immaginario di un eroe popolare (Centoautori, 2020), Adolfo Fattori non solo analizza la genesi e le vicissitudini narrative di una delle figure centrali della cultura popolare italiana, l'eroe dei fumetti Tex Willer, ma ricostruisce anche la storia culturale degli ultimi settant'anni ed esplora la centralità del fumetto come veicolo per le mutazioni del mito nel lungo cammino che media tra la Seconda guerra mondiale e il primo ventennio del XXI secolo.

Dal 1948, anno della première di un film come Il fiume rosso, di Howard Hawks, in cui è apparsa per la prima volta per mano di Gian Luigi Bonelli e Aurelio “Galep” Galleppini, la sagoma appuntita di Tex Willer ha solcato lo scenario del western con la consapevolezza che la prateria è meno uno spazio di dissoluzione che il teatro di una ricreazione. 


Ultima tappa della ricerca di una terra promessa, la storia dell'avanzata verso l'Ovest degli Stati Uniti, come hanno sottolineato George-Albert Astre e Albert-Patrick Hoarau nell'Univers du western (1973), è costruita sulla necessità mitologica di un Nuovo Eden, dove ogni uomo e ogni donna possa ritornare ad essere Adamo ed Eva e dove ogni morte violenta è quella di Abele per mano di Caino.

Come mostra Fattori, Monument Valley, le pianure dello Utah e dell'Arizona, il Grand Canyon, il New Mexico oppure l'OK Corral di Tombstone sono enclavi legate alla realtà storica del percorso verso il confine e soglie verso una continua reinvenzione narrativa.

In una meticolosa composizione di accordi con altri teorici del fumetto come Gino Frezza, che nel suo libro fondamentale La Macchina del Mito tra film e fumetti (1995) ha saputo vedere nella figura di John Carter di Marte di Edgar Rice Burroughs — creatore anche di Tarzan — il punto di articolazione tra l'epopea del western e la fantascienza nella cultura popolare americana, Fattori ha scritto un libro affascinante che può essere letto come un saggio altamente perspicace sulla sociologia della cultura popolare oltre che come un romanzo.

La cosa più sorprendente di Tex Willer. L'immaginario di un eroe popolare è che, attraverso la sua meticolosa analisi comparativa, è capace non solo di chiamare in causa letteratura, film, narratologia, studi archetipici o postmodernità, ma di creare una storia che, anche per chi non è un lettore abituale di Tex, viene divorata con la stessa urgenza e voracità di uno degli episodi della serie. L'assoluta chiarezza della prosa di Fattori e la costruzione coscienziosa dei capitoli, punteggiata da rivelazioni, colpi di scena inaspettati, guest stars e cliffhangers traduce e condensa la ricchezza narrativa di sette decenni di Tex in 160 pagine che vengono lette con lo stesso piacere e la medesima velocità di un fumetto.

Illustrazione tratta da Pony Tracks di Frederic Remington

Come sottolinea Fattori, l'epopea del western ha rappresentato il fortunato incontro tra una realtà storica appena lontana i cui protagonisti erano ancora in vita, lo sviluppo del nuovo mezzo, il cinema, e la costituzione di un sistema narrativo classico e trasparente. Tra duelli, pionieri, recinti e filo spinato, va in scena anche il consolidamento di un sistema seriale: la nascita del cinema, ma anche della radio e dei fumetti come mezzi di comunicazione di massa e l'inizio dell'industria automobilistica coincidono con la resa del grande capo Apache Gerónimo nel 1896, nello stesso momento in cui la metropoli, la città, diventa il luogo di consumo delle narrazioni sui quelli luoghi che iniziano a essere percepiti contemporaneamente come l'origine della nazione americana e lo spazio su cui mettere in scena alcune mitologie importate non solo dalla Bibbia ma anche dal Medioevo europeo. Infatti, se agli albori della nascita del genere western, prima per mano di illustratori come Frederic Remington, poi per mano di personaggi serializzati dal cinema come Tom Mix e Rio Jim, il cow-boy era stato un avatar del Gentiluomo Medievale, errante ma protetto dal solido rifugio di un'etica di conquista e generosità, l'indiano aveva assunto fin dal primo momento il ruolo di barbaro, secondo uno schema di confinamento, di esclusione.

Tuttavia, con Tex, che come indica Fattori, costituisce la cesura che separa un fumetto italiano basato su fonti ottocentesche — filastrocche, sopravvivenze del cantastorie e libri illustrati per l'infanzia la cui ombra è proiettata su riviste come il Corriere dei Piccoli — e la modernità, il western nei fumetti avanza verso l'ulteriore sviluppo del genere nel cinema: il superwestern e il western crepuscolare, persino il western filo-indiano di Delmer Daves e Robert Aldricht o gli spaghetti western di Sergio Leone sono già contenuti dall'inizio in Tex

Si dà il caso che, a pochi anni dalla nascita di Tex e per mano di un altro autore italiano, Hugo Pratt, e dello sceneggiatore argentino Héctor Germán Oesterheld in Sgt. Kirk (1953), Tex Willer è un individuo il cui profilo etico lo allontana dai crimini e dal regime di occupazione dell'avanzata coloniale anglosassone e lo avvicina alla comunità indiana. Non è un caso, in questo senso, che Fattori scelga come immagine liminale di tutto il suo saggio il confronto tra la sagoma di Tex Willer, Aquila della Notte per i Navajos, e la figura malinconica e allo stesso tempo appassionata di Don Chisciotte, sempre pronto ad aiutare i deboli, combattere l'ingiustizia e l'impunità del potere e continuare a nutrire lo spirito cavalleresco.

Ma la fiducia disinteressata nella giustizia di Don Chisciotte, la sua fede nell'indistruttibilità è soprattutto una follia letteraria, ludica e tragica allo stesso tempo, capace di accogliere e dominare l'universo del gioco. Che Don Chisciotte sia tanto più libero quanto più diventa padrone delle regole del suo stesso gioco, non significa che Tex, come erede naturale della sua etica, inventi, come lui, mille trucchi per interrompere le sue avventure, i suoi racconti e obbligare il lettore a ricostruire la storia, ma sono i meccanismi seriali di Tex che avvicinano l'esperienza della sua lettura a quella del lettore di Don Chisciotte. Proprio come nella seconda parte di Don Chisciotte, ogni personaggio ha letto la propria storia e quella degli altri, e in ogni momento vengono richiamate le reazioni che la lettura della prima parte ha provocato, Fattori rivela come le diverse linee drammatiche di Tex vadano a farsi consapevoli nel tempo, di come i generi si ibridino incessantemente. Così, tra il bianco intericonico delle vignette di Tex, con la pletora di autori che hanno sfilato sia in copione che in disegno — Barbieri, Boselli, Nizzi, Nolita, Bondi, Burattini, Del Vecchio, Nespolino, Font, Bernet, Ticci, De la Fuente, Serpieri, Kubert — tutti i generi si infiltrano, in una costruzione senza la quale sembrerebbe impossibile immaginare serie televisive contemporanee come Westworld (HBO, 2016-).


In effetti, durante i settant'anni di Tex, tutti i generi si sovrappongono, mentre la narrazione gioca con la propria memoria: l'avventura — da Joseph Conrad a Emilio Salgari —, il gotico — attraverso il personaggio noto come El Morisco, la lotta contro Mefisto e suo figlio Yama o il mondo vudù di New Orleans —, il fantastico — invasioni alien, presenze inconcepibili debitrici di Lovecraft e parafrasi de Il giorno dei Triffidi di John Wyndham (2014), apparso nel 1951 — e fantascienza — che, attraverso portali dimensionali, permette di visitare tutte le epoche, dal Sud America della Conquista alla preistoria. Trasformato in una matrice di tutte le possibilità in un modo che il western non ha conquistato in nessun’altra produzione culturale, Tex si apre, nelle mani di Fattori, a un'analisi archetipica legata agli studi formalisti sul racconto di Wladimir Propp, al monomito di Joseph Campbell e all’analisi dei motivi e degli argomenti universali nel cinema di Jordi Balló e Xavier Pérez. Come sottolinea Sergio Brancato nel suo splendido prologo, Tex appare in questo libro non solo come una continua rielaborazione di un vasto corpus mitologico e narrativo, ma anche come esempio della produttività dei generi come canali di partecipazione dei lettori verso la configurazione di un universo seriale.

È quando si pensa alla figura del lettore, a cui la serie Tex non ha smesso mai di pensare, così come Don Chisciotte consacra la sua follia alla redenzione della fantasia dei lettori, che il lavoro di Fattori è più audace. L'analisi della presenza dell'opera di Stephen King, e soprattutto della saga della Torre Nera, in Tex e, soprattutto, il confronto con la Trilogia di Marte e “il Campione Eterno”, di Michael Moorcock, costituiscono un esercizio di comparazione narrativa capace di forgiare un'autentica riflessione in futuro su Tex e sui fenomeni di trasmissione culturale. Come viene riformulato il mito? In che modo i generi codificano e ammettono la miscelazione, la reinvenzione e diventano permeabili alla storia e all'ideologia? Come una saga di una durata unica sulla scena europea, a cui più di ottocento puntate si aggiungono spin-off, avventure one-shot e serie parallele come MaxiTex, Texoni e Tex Willer, non solo ha trascritto la storia culturale di la modernità ma l'ha anche configurata? In che misura Tex costituisce un catalogo unico di gesti e narrazioni, innovazioni e sopravvivenze, sensibilità e ideologie?

Cino e Franco, La misteriosa fiamma della regina Loana (1934)

In La misteriosa fiamma della Regina Loana (2005) Umberto Eco ha narrato la storia di Giambattista “Yambo” Bodoni, libraio milanese la cui memoria episodica, danneggiata da un ictus, può essere ricostruita solo attraverso la memoria dei fumetti letti nell'infanzia, in particolare La misteriosa fiamma della Regina Loana, titolo italiano di una delle puntate di Tim Tyler's Luck (apparso in italiano come Cino e Franco 1928-1997), di Lyman Young, dalla quale ricompone la sua memoria immaginaria. In un modo simile, Tex costituisce la fonte di una memoria intima e allo stesso tempo sociale, in cui la libera circolazione dell'immaginazione si combina con l'idea rivoluzionaria che il possibile, come ha notato il filosofo Henri Bergson in Il possibile e il reale (2014) del 1930, non è meno del reale, ma di più. Il reale sempre nasconde il seme del possibile, come la restituzione di una possibilità, i fumetti Bonelli sembrano ricordarci, per liberarci, in tempi incerti, dall'idea perversa della necessità storica. 


Come finestre verso un altro mondo possibile, verso il passato e verso il futuro, le vignette di Tex non solo costituiscono una radicale esplorazione dei generi ma, come suggerisce Fattori, permettono di interrogare la storia, staccandola tanto dal passato concepito come un inesorabile orologio come dal pericolo dell'individualizzazione, e consentono, come ha sottolineato Isaiah Berlin riguardo al realismo storico, di collocare dal campo dell'immaginario "ciò che è accaduto nel contesto di ciò che sarebbe potuto accadere".

Libri

  • George-Albert Astre, Albert-Patrick Hoarau, L’univers du western, Cinéma club, Paris, 1973.
  • Henri Bergson in Il possibile e il reale, AlboVersorio, Senago, 2014.
  • Umberto Eco, La misteriosa fiamma della Regina Loana, Bompiani, Milano, 2005.
  • Gino Frezza, La Macchina del Mito tra film e fumetti, La Nuova Italia, Firenze, 1995.
  • John Wyndham, Il giorno dei triffidi, Mondadori, Milano, 2014.

Film e serie tv

  • Il fiume rosso, Howard Hawks, Usa, 1948.
  • Westworld, Jonathan Nolan, Lisa Joy, Usa, 2016 – in corso.

Fumetti

  • Héctor Germán Oesterheld, Hugo Pratt, Sgt. Kirk, Argentina, 1953-1961.
  • Lyman Young, Tim Tyler's Luck (Cino e Franco), Usa, 1928-1997.